Dall'altra parte de l'acqua c'è la facciata di Ca' d'Oro -richiamo irresistibile- con la galleria che presenta il San Sebastiano di Mantegna, poi a pochi passi si trova la Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, un capolavoro del lavoro in marmo. Ancora pochi passi e si arriva nel comprensorio di San Giovanni e Paolo,  con la chiesa che ospita i resti dei cittadini illustri, il monumento equestre al Colleoni, la Scuola Grande ora Ospedale della città...















Santa Maria dei Miracoli

Questa piccola chiesa vanta un palmares unico nel panorama cinematografico. Ogni set a Venezia presenta almeno una scena davanti o dentro a questa chiesa costruita fra il 1481 e il 1489. Il progetto è stato firmato da Pietro Lombardo che, aiutato dai figli e dai “tajapiera” della sua bottega, eresse anche il vicino monastero.

L’edificio fu dedicato alla Madonna a seguito della proclamazione del culto di Maria Immacolata da parte di Papa Sisto IV° nel 1477 e, in seconda istanza, legato ad un’immagine della Madonna che, posta fin dal 1408 all’angolo di una casa in Corte Nova, serviva anche per illuminare la strada di notte. L’immagine fu ritenuta miracolosa e divenne oggetto di culto. La chiesa attuale fu costruita al posto della cappella provvisoria.
La chiesa dei Miracoli è il massimo esempio di rinascimento veneziano.


Sia all’esterno che all’interno è un incastro di marmi  provenienti -secondo una leggenda-  da materiali di recupero della Basilica di san Marco.
Nella parte superiore è presente un lunettone che racchiude l’enorme occhio con attorno le altre aperture minori e due dischi formati da marmi colorati.
L’altare è coperto dalla cupola emisferica ornata da quattro tondi rappresentanti I Quattro evangelisti, attribuiti a Pietro Lombardo.
Nella chiesa sono presentate decorazioni di scuola tizianesca.
Al fondo della navata, si erge la cappella maggiore di forma quadrata, rivestita da marmi policromi con intagli decorativi.
Qui è collocato l’altare protetto da pannelli traforati e sormontato dalla Vergine con Bambino, di Niccolò di Pietro, l’immagine ritenuta miracolosa anche se oggi il suo lustro si è appannato.





Corner della Regina

Ca' d'Oro
Costruito dalla famiglia Corner per rivaleggiare in sfarzo con i Pesaro, ha cambiato spesso proprietà, diventando anche sede del Monte di Pietà. Nel 1975 è stato ceduto ceduto alla Biennale. Attualmente ospita l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee, la struttura  permanente che raccoglie il  patrimonio conservativo e documentale de "La Biennale di  Venezia".
Fornisce tutti i servizi relativi all'archiviazione, la conoscenza, la critica,  la ricerca e la sperimentazione nel campo delle arti contemporanee (arti visive,  architettura e urbanistica, cinema e televisione, musica, danza, teatro, mass media),  favorendo la circolazione del patrimonio conservativo della Biennale.

Il gotico veneziano che caratterizza molti degli edifici più famosi della città lagunare vede -tra il trecento e il quattrocento- la tendenza a proporre una forte connotazione nelle decorazioni.
La Ca’ d’Oro rappresenta l’esempio più evidente e sfrazoso.  Il palazzo fu fatto costruire da Marino Contarini, ricco mercante, tra il 1421 (secondo altre fonti nel ’24) e il 1440.
Alla sua realizzazione hanno collaborato i più importanti artisti e architetti di quei giorni: Marco d'Amadio - probabilmente il progettista - Matteo Raverti, Giovanni e Bartolomeo Bon, autore quest'ultimo anche della vera da pozzo nel cortile, affiancato da numerosi collaboratori

 

Zuane de Franza, è il pittore che ha realizzato la raffinata doratura di alcuni elementi archittonici (cui deve il nome la casa) e della policromia delle decorazioni, oggi andata perduta.
Per ricostruire le varie collaborazioni e l’intrecciarsi di idee c’è stato bisogno di ritrovare un libro mastro di Marino Contarini, conservato all'Archivio di Stato di Venezia.
Attualmente viene ospitata all'interno della Ca' d'Oro la galleria Franchetti: ricca di opere pittoriche di primo livello conta su firme del livello di Vivarini, Carpaccio, Tintoretto, Van Dyck, Van Eyck, Tiziano, Guardi oltre al giustamente famossimo San Sebastiano di Mantegna.