Editoria veneziana
Nel primo secolo i motivi di uno sviluppo industriale che cresce a velocità insospettabile è legato al fato che nella Serenissima c'erano  abbondanza di  capitali e materie prime, compresa la carta il cui costo incideva per più della metà sul costo finale del prodotto.

La produzione editoriale dei  primi cinquant’anni della storia delle tipografie vede in testa l’Italia con il 40% delle edizioni,  seguita da Germania (31%) e Francia con il 16%.



La prima variante industriale scoperta come discriminante fondamentale è la tiratura. Via via si crebbe dalle poche centinaia di copie dei libri stampati nei primi anni sino a tremila e più. Verso la fine del 1400 la media era di mille/1500 copie.
All’interno del paese leader nell’innovazione c’era una città leader: Venezia.

Alla fine del 1400 Venezia stampava il 50% (secondo alcuni studiosi addirittura il 70%) della produzione italiana  

Entro la fine del 1400, circa 150 torchi veneziani avevano prodotto oltre 4.000 edizioni, pari a quasi il doppio della produzione di Parigi, la più immediata rivale di Venezia in questo campo
In questo panorama si sviluppa anche il genio di un artista che segna la storia della stampa quanto e più di Gutenberg determinando i primi (e talvolta ancora insuperati) crismi per la stampa di qualità: Aldo Manuzio.


Manuzio degli anni ’90 si trasferisce a Venezia.  I suoi ventiquattro anni seguenti lasciano il segno nella storia dell’uomo...



Editoria veneziana/2

Opinione condivisa dalla maggior parte degli studiosi è che i primi libri stampati in Italia videro la luce a Subiaco nel 1464.
La città dove si sviluppò maggiormente la stampa fu Venezia.  Nella Serenissima c'erano in abbondanza capitali e materie prime, compresa la carta il cui costo incideva per più della metà sul costo finale del prodotto.
E qui si offrivano agli stampatori le migliori occasioni di lavoro e di arricchimento. Maggior concentrazione di proposte significava attrarre tutta la committenza e il continuo confronto miglioravano la qualità dei prodotti. A Venezia gli stampatori giunsero da ogni parte d'Europa: dalla Germania (fino al 1480 la presenza tedesca è preponderante, poi via via diminuire)  dalla Francia, come il famoso Nicolas Jenson, da varie regioni italiane.
Le tirature andavano dalle poche centinaia di copie dei libri stampati nei primi anni sino a tremila e più. Verso la fine del 1400 la media era di mille/millecinquecento copie.
Nel 1500 si parla di 17.000 titoli, secondo altre valutazioni di 30.000 o addirittura di 50.000.
 Per disegnare il quadro del momento storico è bene tener presente alcuni dati:  nel 1450 vi erano in Europa tra i 200.000 e i 300.000 codici manoscritti.
In meno di 50 anni dalla comparsa della Bibbia di Gutenberg sarebbero stati messi in circolazione tra 10 e 20 milioni di libri.
Si stima che sarebbero state tra 27.000 e 35.000 le edizioni di incunaboli (così si chiamano i libri pubblicati sino al 31 dicembre 1500).
La risposta del mercato era stata dunque molto positiva: il libro di quel periodo sembrava un codice ma costava molto meno.
La produzione editoriale di questi primi cinquant’anni vede in testa l’Italia con il 40% delle edizioni,  seguita da Germania (31%) e Francia con il 16%.
E all’interno del paese leader nell’innovazione c’era una città leader: Venezia (quale terribile confronto con la realtà odierna).
Alla fine del 1400 Venezia stampava il 50% (secondo alcuni studiosi addirittura il 70%) della produzione italiana  e "entro la fine del secolo, circa 150 torchi veneziani avevano prodotto oltre 4.000 edizioni, pari a quasi il doppio della produzione di Parigi, la più immediata rivale di Venezia in questo campo"
Riportata ai giorni d’oggi si tratta di una Sillicon Valley all’ennesima potenza. 
Venezia rimarrà sino alla metà del 1500 il principale polo europeo del libro
Il ruolo di Venezia in 50 anni di diffusione della stampa è fondamentale
1450 = 200.000 codici
1500 = 10-20 milioni di libri
1456-1500 = 30.000 edizioni
1500-1600 = 300.000 edizioni 

Ovviamente in questo panorama si sviluppa anche il genio di un artista che segna la storia della stampa quanto e più di Gutenberg determinando i primi (e talvolta ancora insuperati) crismi per la stampa di qualità: Aldo Manuzio.
Manuzio nasce a Bassiano (Velletri) nel 1450. Uomo di grande cultura esercita il ruolo di tutore dei principi di Carpi nel 1480, e docente all’università di Ferrara negli anni seguenti. All’inizio degli anni ’90 si trasferisce a Venezia.  I suoi ventiquattro anni seguenti lasciano il segno nella storia dell’uomo: codifica la leggibilità dei caratteri di stampa,  dei rapporti tra lo spazio stampabile e la comprensione del testo, disegna i caratteri corsivi , stabilisce e impone la misura dell’ottavo (9 x 15 centimetri ) come misura per il libro... ma non si accontenta:  Aldo diventa ben presto famoso per la sua capacità di curare il rapporto tra la qualità del contenuto e l’estetica. 
Le edizioni di Aldo Manuzio (le "aldine") rappresentano un mito per qualsiasi bibliofilo.
Suo anche il primo catalogo: «I primi cataloghi di una casa editrice recanti il prezzo di ciascun volume furono quelli pubblicati da Aldo Manuzio nel 1498...» (Steinberg 1982, p. 100).
Codifica la presenza del marchio e il suo logos (ancora e delfino) e il motto "festina lente" diventano ben presto famosi in tutta Europa  e sono il primo esempio di marchio nell’accezione ancora oggi utilizzata (non per nulla il logos diviene marchio, marchiato come lo era la stampa).
Ci sono ancora dubbi sulla assoluta originalità e genialità del personaggio? Allora aggiungiamo anche che Manuzio sembra essere il primo editore a numerare le pagine: la numerazione delle pagine diventò d’uso corrente  a metà del secolo XVI.
Quali erano i testi che Manunzio editava nella sua tipografia? Le edizioni delle opere di Aristotele, di Platone, di Aristofane, di Poliziano e di traduzioni dal greco e dal latino. Fu anche autore di grammatiche classiche, di un trattato di metrica…
La stampa e l'editoria a Venezia, archivi e biblioteche:
Marciana, San Marco
Querini Stampaglia, Santa Maria Formosa
Archivio di Stato, Frari









Editoria veneziana/1

Una delle grandi rivoluzioni nella storia dell’uomo e del suo pensiero trova la leva nella stampa a caratteri mobili. Quasi per convenzione la storia assegna il ruolo di “inventore” a Johann Gensfleisch di Gutenberg, 1394 (?) – 1468. In realtà, in Cina già nel 1041 si sperimentava un sistema tipografico con blocchetti di creta mobili (uno per ogni ideogramma) che venivano accostati secondo le esigenze, incollati a un telaio e quindi inchiostrati ed in Corea all’inizio del 1400 erano apparsi caratteri mobili in metallo.
Quindi a “Gutenberg” resta il merito di aver saputo presentare la sua “scoperta” nei luoghi giusti e nel momento giusto perché venisse riconosciuta e chiamasse attorno a se gli investimenti necessari.
Importanti studiosi confutano addirittura l’opera prima di Gutenberg,  che per la B42 (Bibbia a 42 linee) non avrebbe usato “caratteri mobili”, ma “punzoni mobili”, perché gli mancavano i finanziamenti e quest'ultima tecnica era meno costosa. Questi punzoni, in argento, rame o ottone, venivano battuti con un martello su un'unica lastra di metallo (matrice-madre), dalla quale, per colata di piombo, si otteneva il testo, costituito da un unico blocco di metallo (tecnica della metallografia)…..
La stampa a caratteri mobili nacque (quantitativamente) quindi in Germania, ma è in Italia che si sviluppò in quantità e in qualità. Il carattere romano nacque qui a imitazione della scrittura degli amanuensi italiani …



Editoria veneziana/3
La storia dell'Archivio di Stato presso i Frari
Nella Repubblica di Venezia non si è mai avvertito il bisogno di riunire gli archivi in una unica sede; fu compito degli occupanti (francesi, prima, e austriaci, post Campoformido), affrontare il tema che per l’amministrazione era uno dei tanti problemi di gestione di una realtà così diversa da quella che era vissuta nel loro mondo. 
L’imprinting dalla schematizzazione venne da Napoleone Bonaparte che iniziò ad avviare il progetto per concentare le carte in tre distinte sedi. Secondo lo schema preferito dal generale che era un appassionato di tecnica di archiviazione. La prima sede doveva essere dedicata all'archivio politico, la seconda per l'archivio giudiziario ed infine una per quello finanziario.